Warriors stordiscono i Pelicans 124-106: Moody fa 32 punti e 8 triple, record storico

Warriors stordiscono i Pelicans 124-106: Moody fa 32 punti e 8 triple, record storico

La notte di domenica 16 novembre 2025, al Smoothie King Center di New Orleans, i Golden State Warriors hanno messo in mostra un’esplosione offensiva da record, sconfiggendo i New Orleans Pelicans 124-106. Ma non è stata solo una vittoria: è stata una dichiarazione. E il protagonista? Un ventitreenne di nome Moses Moody, che ha segnato 32 punti con 8 triple — un record personale — e ha fatto 7 triple nel primo quarto, entrando di diritto nella storia della franchigia. Un’impresa che lo ha accostato a Stephen Curry e Klay Thompson, gli unici altri Warriors a fare almeno sette triple in un singolo quarto. Ecco la cosa folle: nessuno lo aspettava. Nessuno lo chiamava. Eppure, lui ha preso la scena e l’ha bruciata.

Il primo quarto che ha spezzato il cuore ai Pelicans

Non è stato un match equilibrato. È stato un’esplosione. I Warriors hanno aperto con 44 punti nel primo quarto, mentre i Pelicans ne hanno segnati appena 28. Moody, da solo, ha messo a segno 21 punti in quei primi 12 minuti, colpendo 7 su 8 da tre. Una precisione da manuale, quasi fredda. Il pubblico di New Orleans, già stanco delle sconfitte consecutive, è rimasto in silenzio. Non c’era nulla da gridare. Solo da guardare, attonito. La squadra di Golden State ha giocato con un ritmo da tempesta: tocchi rapidi, movimenti senza palla, e un’esplosione da tre punti che ha messo in crisi ogni difesa. "È come se avessero una squadra di tiratori da tre, ognuno con un GPS interno", ha commentato un analista su YouTube. E non esagerava. I Warriors hanno staccato 24 triple nell’intera partita — un numero che non si vedeva da anni.

Chi ha fatto la differenza oltre a Moody

Se Moody è stato il fuoco d’artificio, Brandin Podziemski (22 anni) è stato il motore silenzioso: 19 punti, 3 rimbalzi, 3 assist. E poi c’era Stephen Curry, il 37enne leggenda, che ha giocato con la calma di un maestro. Solo 9 punti, ma 5 rimbalzi e 3 assist — e quel tiro da 26 piedi assistito da Al Horford che ha fatto sorridere i tifosi. Non era lui a segnare, ma a creare. E poi c’è Buddy Hield: con la sua terza tripla della serata, ha superato Paul Pierce nella classifica storica delle triple realizzate in NBA, piazzandosi al 15° posto di tutti i tempi. Un altro piccolo capitolo scritto nella storia della lega, in una serata che sembrava scritta per lui.

La difesa che non si vede ma fa vincere

Ma la vera chiave? Non era solo l’attacco. Era Draymond Green. Sì, quello che non segna 20 punti, ma che fa tutto il resto. I commentatori di NBC Sports Bay Area lo hanno chiamato "l’ingranaggio di questa squadra". E non è un’esagerazione. Green ha controllato le rotazioni, ha guidato la difesa, ha spostato i Pelicans con la sua presenza mentale. Ha fatto quello che nessun altro poteva: ha reso il gioco dei Warriors fluido, anche quando Curry non era in fase. "Tutti parlano di Steph. Ma Draymond è l’ingranaggio", ha detto uno dei commentatori durante le riprese. E ha ragione. Senza la sua intelligenza tattica, quei 24 tiri da tre non sarebbero stati possibili.

La situazione dei Pelicans: tra speranza e disperazione

La situazione dei Pelicans: tra speranza e disperazione

Per i New Orleans Pelicans, la notte è stata un’altra delusione. Con un record di 2-12 (secondo ESPN), sono agli ultimi posti della Conferenza Ovest. Trey Murphy III (24 anni) ha fatto del suo meglio: 20 punti, 8 rimbalzi, 4 rubate — ma non basta. Jose Alvarado ha cercato di tenere viva la squadra, ma la differenza di esperienza e di profondità è stata abissale. I Pelicans hanno combattuto fino alla fine, ma quando i Warriors hanno chiuso con 39 punti nell’ultimo quarto, ogni speranza è svanita. È un team che ha talento, ma manca di coesione. E di leadership.

La classifica e il viaggio dei Warriors

Dopo questa vittoria, i Warriors salgono a 9-6 (NBC Sports) o 9-7 (ESPN — errore nel segnare la sconfitta precedente), e mantengono la striscia positiva a tre vittorie consecutive. Nella Conferenza Ovest, sono ancora lontani dai top team: i Los Angeles Lakers (11-4), gli San Antonio Spurs (10-4) e i Houston Rockets (9-3) guidano la classifica. Ma il messaggio è chiaro: Golden State sta tornando. E lo sta facendo con un’identità nuova: non solo Curry, ma una squadra. Una squadra che sa colpire da ogni angolo, che sa difendere, che sa vincere fuori casa. E ora, dopo tre vittorie in un tour esterno, sono pronti per il prossimo impegno — probabilmente a Sacramento, contro i Kings, che sono ancora peggio dei Pelicans.

Perché questa vittoria conta più di quanto sembra

Perché questa vittoria conta più di quanto sembra

Perché non è solo una vittoria. È un segnale. I Warriors hanno perso la loro identità negli ultimi due anni. Ora, con Moody che emerge, con Podziemski che matura, con Hield che fa storia e con Green che guida, stanno ricostruendo qualcosa di più grande di una semplice squadra. Stanno ricostruendo una cultura. Una cultura che crede nel tiro da tre, nella difesa intelligente, nel gioco di squadra. E quando una squadra ha questa mentalità, non importa quanti anni ha Curry. L’importante è che ci sia qualcuno pronto a prendere il testimone. E Moody, quella sera, l’ha preso.

Frequently Asked Questions

Come ha fatto Moses Moody a segnare 7 triple nel primo quarto?

Moody ha sfruttato il movimento di Curry e Green per creare spazi liberi. I Warriors hanno giocato con un sistema di "motion offense" che costringe le difese a ruotare continuamente. Moody, essendo un tiratore silenzioso ma letale, si è trovato in posizioni ideali grazie agli screener e ai passaggi rapidi. Ha colpito 7 su 8 da tre nel primo quarto, un record assoluto per un giocatore dei Warriors in un solo quarto, mai raggiunto da nessuno tranne Curry e Thompson.

Perché ESPN segnala i Warriors come 9-7 se hanno vinto?

È un errore di aggiornamento temporaneo. ESPN ha erroneamente registrato una sconfitta precedente contro i Timberwolves, mentre in realtà quella partita era stata vinta da Golden State. NBC Sports Bay Area e altri media hanno corretto il record a 9-6. L’errore è stato segnalato e verrà rettificato entro 24 ore. Questo tipo di sbaglio è raro, ma accade quando i sistemi automatici non sincronizzano i dati in tempo reale.

Buddy Hield è davvero al 15° posto nella classifica storica delle triple?

Sì. Con la sua 2.567ª tripla realizzata in carriera, Hield ha superato Paul Pierce (2.566) ed è entrato nella top 15 assoluta. Ora è dietro a giocatori come Ray Allen, Reggie Miller e Curry. È un traguardo importante per un giocatore che non è mai stato All-Star, ma che ha costruito la sua carriera sulla precisione da tre punti. È uno dei migliori tiratori della storia senza essere un nome di primo piano.

Qual è il prossimo impegno dei Warriors?

Dopo la vittoria a New Orleans, i Warriors sono in viaggio e affronteranno i Sacramento Kings mercoledì 19 novembre, sempre in trasferta. I Kings sono ultimi in Conferenza Ovest con un record di 3-11. Una vittoria li porterebbe a 10-6 e li avvicinerebbe ai playoff. La sfida sarà un test per vedere se questa nuova identità offensiva è sostenibile nel lungo periodo.

Perché i Pelicans non riescono a vincere?

I Pelicans hanno talento individuale — Murphy, Ingram, Zion — ma mancano di stabilità tattica e leadership. Non hanno un playmaker affidabile, la difesa è disorganizzata e la profondità della panchina è scarsa. Ogni volta che perdono un giocatore chiave, collassano. Sono una squadra che vive di momenti, non di sistemi. E in NBA, i momenti non bastano più.

Moody è il futuro dei Warriors?

Potrebbe esserlo. Con 32 punti e 8 triple, ha dimostrato di avere il carattere per un ruolo da titolare. Non è Curry, ma non deve esserlo. È un tiratore puro, con movimenti intelligenti e una mente calma sotto pressione. Se continuerà a migliorare la difesa e la gestione della palla, potrebbe diventare l’erede naturale di Klay Thompson. La squadra lo sta guardando con attenzione — e i tifosi lo stanno già applaudendo.

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