Incendio a Hong Kong, 13 morti tra grattacieli in fiamme: allarme massimo dopo 17 anni

Incendio a Hong Kong, 13 morti tra grattacieli in fiamme: allarme massimo dopo 17 anni

Un incendio di proporzioni catastrofiche ha avvolto il complesso residenziale Wang Fuk Court nel distretto di Tai Po, Hong Kong, mercoledì 26 novembre 2025, trasformando sette grattacieli in torce umane. Almeno 13 persone sono morte, tra cui un vigile del fuoco, e decine sono ancora intrappolate tra le fiamme. L’allarme è salito al livello 5 — il massimo possibile — per la prima volta in diciassette anni. Le operazioni di soccorso sono state bloccate da una pioggia di detriti e impalcature che crollavano come castelli di carte. E mentre i soccorritori lottavano contro il fuoco, i residenti gridavano dai balconi, alcuni con i bambini in braccio, altri con i cani al guinzaglio. Non c’era tempo per niente, solo per sopravvivere.

Un complesso vecchio, ristrutturato male

Wang Fuk Court è un enorme insediamento residenziale pubblico, gestito dall’Hong Kong Housing Authority, costruito nel 1983 e abitato da circa 4.600 persone. Da mesi, un progetto di ristrutturazione da 330 milioni di dollari di Hong Kong (oltre 36 milioni di euro) stava cambiando l’aspetto degli edifici. Ma i residenti avevano avvertito: le impalcature in bambù, usate per i lavori, erano un pericolo. E non si sbagliavano. Secondo il capo dei vigili del fuoco Andy Yeung Yan-kin, gli incendiari non erano solo le fiamme: «Abbiamo trovato polistirolo all’interno dei muri», ha rivelato a Quotidiano.net. Un isolante infiammabile, illegale da anni, ma ancora presente in vecchi edifici. Una bomba a orologeria.

Le fiamme, il caos e l’allarme mai visto da 17 anni

L’incendio è divampato verso le 15:30 ora locale, partendo da un’area vicino al fiume Tai Po, poi ha saltato la Scuola elementare Battista Tai Po e ha raggiunto i grattacieli. Entro un’ora, il livello di allerta è passato da 1 a 5. Per la prima volta dal 2008, Hong Kong ha attivato il massimo grado di emergenza. I vigili del fuoco hanno ordinato ai residenti di rimanere in casa, chiudere porte e finestre, aspettare. Ma chi era ai piani alti? Chi non poteva scendere? «C’è una pioggia di detriti», ha detto il vicedirettore dei vigili del fuoco intervistato dalla BBC. «Non possiamo avvicinarci. Le impalcature cadono come schegge di vetro». Eppure, i soccorritori sono entrati. Hanno salvato alcuni, hanno trovato i corpi di altri. Un vigile del fuoco è morto nel tentativo di raggiungere un appartamento al decimo piano. Era lui, il primo caduto.

Discrepanze nei bilanci: chi dice cosa?

Qui sta il nodo. Le fonti non concordano. Il Corriere della Sera e Vatican News parlano di 13 morti. L’AGI conferma lo stesso numero, con 16 feriti gravi. TG La7 aggiunge che uno dei morti è un vigile del fuoco. Ma Quotidiano.net cita il chief executive di Hong Kong, John Lee, che parla di 36 morti e 279 dispersi. 29 ricoverati, sette in condizioni critiche. E poi c’è Il Fatto Quotidiano, che all’inizio ha scritto “almeno 36 morti”, ma poi ha citato l’ex consigliere distrettuale Herman Yiu Kwan-ho e il South China Morning Post, che parlano di solo quattro decessi. Una confusione che non aiuta. Forse perché i dispersi sono ancora in casa, intrappolati, o forse perché i corpi non sono stati ancora recuperati. O forse perché il governo teme il panico. Il consigliere Berry Mui Siu-fong ha detto: «Tutti i blocchi sono in fiamme, solo uno è sotto controllo». E non era un’esagerazione.

Le vittime invisibili: anziani, bambini, animali

Tra i dispersi, almeno otto anziani e due bambini. Persone che non potevano scappare. Che non avevano la forza di scendere le scale, che non sapevano cosa fare. E poi ci sono gli animali. Decine. Cani, gatti, uccelli. Alcuni li hanno portati via, altri no. «Li abbiamo visti affacciati ai balconi, cercavano aiuto», ha raccontato un soccorritore al Corriere della Sera. Nessuno ha parlato di loro nei comunicati ufficiali. Ma chi li ha visti, non li dimenticherà. Intanto, 700 persone sono state evacuate in rifugi temporanei. Alcuni dicono mille. A Tai Po, le scuole e i centri sportivi sono diventati accoglienze di emergenza. Molti non hanno niente: vestiti, medicine, documenti. Tutto bruciato.

Le reazioni: da Xi Jinping a John Lee

Il presidente cinese Xi Jinping ha espresso «profonde condoglianze» e ha ordinato «ogni sforzo possibile» per spegnere le fiamme. Una frase standard, ma pesante. Perché in Cina, quando il presidente parla, si muove qualcosa. E infatti, le operazioni si sono intensificate. Ma il vero attore sul campo è John Lee, il chief executive di Hong Kong. Ha detto che l’incendio è «gradualmente sotto controllo». Ma cosa significa? Che le fiamme si stanno spegnendo? O che il governo vuole calmare la popolazione? Il governo ha sgomberato altri due complessi nell’adiacente quartiere Kwong Fuk, per precauzione. Ma non ha ancora detto chi sarà responsabile. Chi ha autorizzato l’uso del polistirolo? Chi ha ignorato le segnalazioni dei residenti? Chi ha permesso che le impalcature restassero per mesi, senza controlli?

Il prezzo della trascuratezza

Questo non è un incidente. È un crimine di omissione. Edifici costruiti negli anni ’80, con materiali obsoleti, ristrutturati con risparmi a tutti i costi. E poi, un sistema di emergenza che non riesce a gestire un incendio di questa portata. A Hong Kong, le torri residenziali sono come cattedrali di cemento: alte, dense, invisibili. La gente vive lì, ma il governo sembra dimenticarsene. Ora, con 13 morti (o 36, non si sa), con un vigile del fuoco morto, con bambini e anziani ancora sotto le macerie, la domanda non è più «come è successo?». La domanda è: «Quanti altri dovranno morire prima che qualcuno cambi qualcosa?»

Frequently Asked Questions

Perché l’incendio si è propagato così velocemente?

L’incendio si è diffuso rapidamente a causa di materiali infiammabili nascosti negli edifici: polistirolo usato come isolante e impalcature in bambù, entrambi vietati da anni ma ancora presenti. Il polistirolo, in particolare, brucia come un fuoco di artificio, generando fumi tossici e temperature oltre i 1.000°C. I vigili del fuoco hanno confermato la presenza di questi materiali durante le ispezioni post-incendio.

Perché l’allarme è salito al livello 5 per la prima volta in 17 anni?

Il livello 5 viene attivato solo quando un incendio coinvolge più di tre edifici, con rischio di crollo strutturale e impossibilità di contenimento con risorse normali. L’ultimo caso risaliva al 2008, quando un incendio a Kowloon uccise sette persone. Questa volta, le fiamme hanno avvolto fino a sette torri, con decine di persone intrappolate e impalcature in caduta. È un segnale chiaro: il sistema di emergenza è sotto stress.

Chi è responsabile della ristrutturazione e dei materiali usati?

La Hong Kong Housing Authority è l’ente governativo responsabile della manutenzione degli edifici pubblici. I lavori di ristrutturazione da 330 milioni di HKD sono stati affidati a imprese private, ma i controlli sono stati carenti. I residenti avevano segnalato per mesi l’uso di materiali non conformi, senza risposta. Ora si indaga su possibili corruzione e negligenza.

Cosa succederà ai residenti senza casa?

Le autorità hanno aperto 12 centri di accoglienza temporanea, ma le strutture sono sovraffollate. Il governo ha promesso alloggi di emergenza entro 30 giorni, ma non ha detto dove. Molti residenti, soprattutto anziani, non vogliono lasciare il quartiere. La paura è che vengano trasferiti lontano, in zone periferiche, spezzando legami sociali e accesso ai servizi. La comunità chiede un piano di ricostruzione locale, non di esilio.

Perché i media danno numeri così diversi?

La confusione nasce da tre fattori: il ritardo nel recupero dei corpi, la mancanza di un registro unico dei dispersi e la pressione politica per minimizzare il bilancio. Fonti ufficiali citano solo i corpi identificati, mentre i media locali includono i sospetti dispersi. Il governo ha ammesso che il sistema di conto delle persone è obsoleto: molti residenti non sono registrati ufficialmente, specialmente gli anziani che vivono da soli.

C’è un precedente simile a Hong Kong?

Sì. Nel 2010, un incendio nel complesso Ching Chung Court uccise due persone e coinvolse tre edifici. Allora, si scoprì che le impalcature erano state lasciate troppo a lungo. Ma non ci furono sanzioni. Il 2025 è il terzo incendio grave in 15 anni negli stessi tipi di edifici. La storia si ripete perché nessuno impara. E i poveri pagano sempre il prezzo più alto.

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